sabato 29 ottobre 2016

Passione Adelphi

Buongiorno Libranti,
Quando entro in libreria in genere ho i reparti dove vado a sbirciare per trovare il romanzo che mi accompagnerà a casa.
Il tragitto sarà un insieme di sguardi ammiccanti in attesa di un tête-à-tête sul divano.
Non ho una casa editrice preferita, in genere mi lascio trasportare dai titoli o dalle trame anche se alcune case editrici spiccano maggiormente rispetto ad altre nella mia libreria.
Ma poi ci sono quei libri che, a prescindere dalla posizione che occupano tra genere, autore e scaffale hanno un fascino che richiama e a cui non si può resistere.
Numerati, colorati, semplici!
Su di me, i libri pubblicati da Adelphi hanno sempre avuto un fascino irresistibile.
Non hanno tempo, o per lo meno lo annullano totalmente non seguendo la moda del momento ma mantenendo l'eleganza che rende degno ogni dorso di quelle carezze che solo i libri sanno meritare.
Le rendono uniche le tonalità pastello e la carta opaca oltre all'inconfonfibile logo rappresentante un pittogramma cinese noto come «pittogramma della luna nuova» che compare da 3000 anni sui bronzi della dinastia Shang e significa "morte e rinascita".
Adelphi invece  è una parola greca che significa "fratelli, sodali", ed esprime l'origine del progetto comune tra i soci fondatori.
Si, perchè anche la storia mertita di essere raccontata.
Nel 1962 la casa editrice venne fondata da Roberto Calasso (che dal 1999 ne è il presidente)  assieme a Roberto Bazlen e a Luciano Foà.
A Bracciano nella villa di Ernst Bernhard, Bazlen lanciò l'idea di creare un edizione critica di Nietzsche e una collana di Classici, con l'idea di pubblicare tutti quei libri scoperti da molto ma mai pubblicati. Erano dei libri di argomenti diversi l'uno dall'altro che vennero chiamati libri unici, ossia testi di vario genere che avevano rischiato di non essere mai pubblicati.
Partirono pubblicando Classici con Büchner, Gottfried Keller, Machiavelli, Stendhal e nel 1965 fu il turno delle Opere complete di Nietzsche
Il 1965 fu anche l'anno di pubblicazione della prima collana, la Biblioteca Adelphi!
Nel 2013 in occasione dei 50 anni della casa editrice è stato pubblicato "Adelphiana 1963-2013Un libro grazie al quale il lettore conosce, riconosce o esplora la nascita e la crescita di una casa editrice unica e innovativa!



Roberto Calasso, uno dei fondatori, pubblica nel 2013 "L’impronta dell'editore"  dove:
"La vera storia dell'editoria è in larga parte orale – e tale sembra destinata a rimanere. Una teoria dell'arte editoriale non si è mai sviluppata – e forse è troppo tardi perché si sviluppi ora. Andando contro a questi dati di fatto, ho provato a mettere insieme due elementi: qualche passaggio nella storia di Adelphi, quale ho vissuto per cinquant'anni, e un profilo non di teoria dell'editoria, ma di ciò che una certa editoria potrebbe anche essere: una forma, da studiare e da giudicare come si fa con un libro. Che, nel caso di Adelphi, avrebbe più di duemila capitoli."




venerdì 28 ottobre 2016

Recensione di "Kafka sulla spiaggia" di Haruki Murakami


Kafka sulla spiaggia
Haruki Murakami

Formato: Brossura
Editore: Einaudi (Super ET)  
Pagine: 514


Giudizio sintetico




Un ragazzo di quindici anni deciso a iniziare davvero a vivere e un anziano docile e ingenuo fuggono dallo stesso quartiere di Tokyo negli stessi istanti diretti nel sud del paese, a Takamatsu.
Il ragazzo, Kafka, fugge dal padre.
Il vecchio, Nagata, dalla scena di un delitto nel quale è coinvolto.
Due storie separate ma unite da un sottile filo di suspance.


Recensione:

Nella praticità della vita di tutti i giorni sono estremamente legata alla realtà e al concreto di ogni cosa, è difficile che nell’affrontare le situazioni io non leghi un’azione ad un fatto.
Non esistono "0se" e "ma", esiste l’azione e il concreto.
A volte però mi lascio trasportare dai pensieri e dai sogni, da ciò che vorrei, da quanto un sentimento si può coltivare ogni giorno con una sana dose di desiderio di ciò che si vorrebbe e forse è questo l’ingrediente segreto per capire e apprezzare un romanzo di Murakami.
Non mi sono mai cimentata con romanzi onirici perché sapevo che mi sarei trovata in difficoltà, perché tutto ciò che è irrazionale e inspiegabile viene automaticamente eliminato e bollato come “assurdo” dalla mia testa.
Se non è fantascienza insomma non ha motivo di esistere.
Poi è arrivato Murakami, consigliato dall’unica persona delle tre al mondo da cui accetto consigli di lettura.
Questo libro è fatto per essere letto a mente libera  e aperta.
Non mi soffermo sulla trama, quello lo lascio a chi deciderà di intraprendere questa esperienza di lettura.
Anche perché credo che la stessa trama sia  soggetta alla diversa interpretazione che ognuno di noi vuole darle.
Dai personaggi, ai dialoghi, alle situazioni, credo che il disegno sia completo solo con la soggettiva interpretazione del lettore.
Murakami porta con “Kafka sulla spiaggia” in un mondo dove le domande non vengono poste per avere risposte, dove l’impossibile diventa la norma e ciò che all’inizio vi farà storcere il naso, con il tempo sarà qualcosa di normale ( gatti che parlano, pesci che piovono dal cielo, maledizioni, apparizioni..ecc.)
Bisogna lasciarsi trasportare dal flusso del racconto che, per quanto ricco di riflessioni profonde e metafore complesse, non risulta mai pesante o noioso.
Ogni personaggio è alla ricerca di qualcosa e le figure che si trovano in questo cammino e nel luogo di approdo comune sanno essere d’aiuto e di stimolo nel trovare soluzioni o percorsi alternativi per giungere alla meta.
Se la vostra idea di romanzo equivale ad una retta dove inizio e fine sono ben delineati, dove ad un’azione corrisponde una reazione, dove ogni fatto ha una razionale motivazioni e dove alle domande poste alla fine viene data una risposta, troverete serie difficoltà nella lettura e nella comprensione di autore e libro.
La difficoltà sta, secondo me, nell’accettare le surreali svolte che la storia prende, nel tenere aperte domande che non avranno risposte e situazioni che non hanno senso apparente, o forse non ce l’hanno proprio.
La bravura di Murakami sta nel regalare al lettore dei personaggi molto caratterizzati.
Ti affezioni, ti fondi nelle esperienze vissute e cerchi di immedesimarti nella persona che cerca risposte a domande che appartengono un po’ a tutti noi.
Alla fine si sente nell’aria un inspiegabile senso di insoddisfazione ma senza capirne la ragione.
Dicono poi che il Giappone descritto da Murakami non sia il vero Giappone ma un posto vagamente simile che viene colmato dalla fantasia orientale del lettore.
E lo stesso autore viene descritto come “l’americano” fra gli scrittori orientali.
La scrittura è eccezionale e ad ogni pagina girata o capitolo concluso si sente una forma di tranquillità e di pace che porta a leggere il libro in pochissimo tempo.
La verità è che di questo libro non ho capito molto, ma non mi chiedo il perché, mi godo questa sensazione di incompletezza e la miriade di riflessioni che scaturiscono anche molto dopo aver finito questa lettura.
Mi sono lasciata trasportare dal racconto ed è stato bello abbandonarsi a qualcosa di nuovo.
E’ stato bello prendere per mano Murakami e toccare luoghi che non avrei mai esplorato, vivere un’esperienza di lettura diversa e cogliere il fascino del surreale e apprezzarlo pagina dopo pagina.

______________________________________________________________________________

Murakami Haruki è nato a Kyoto ed è cresciuto a Kobe. È autore di molti romanzi, racconti e saggi e ha tradotto in giapponese autori americani come Fitzgerald, Carver, Capote e Salinger. Con La fine del mondo e Il paese delle meraviglie Murakami ha vinto in Giappone il Premio Tanizaki. Tra i libri pubblicati da Einaudi troviamo Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Underground, Tutti i figli di Dio danzano, Norwegian Wood, L'uccello che girava le Viti del Mondo, Kafka sulla spiaggia, After Dark, L'elefante scomparso e altri racconti, L'arte di correre, Nel segno della pecora, I salici ciechi e la donna addormentata, 1Q84, A sud del confine, a ovest del sole, Sonno, L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggioUomini senza donne, Prigioniero in biblioteca («La storia, parente diretta di Luka e il fuoco della vita di Salman Rushdie, ma con meno mitologia, è molto divertente per i lettori più giovani ma è abbastanza profonda da affascinare anche gli adulti che hanno ancora il piacere della fantasia.» Da una recensione di «Internazionale»).
Fra marzo e maggio del 2013 Einaudi ha pubblicato i dodici titoli della uniform edition nei Super ET, con le copertine di Noma Bar. Del 2013 anche il saggio musicale Ritratti in Jazz con i disegni di Wada Makoto.
Fin dal suo primo romanzo, Ascolta la canzone del vento del 1979, Murakami si è imposto sulla scena letteraria giapponese come uno scrittore di primo piano che non sembra appartenere alla tradizione nipponica.
Tra i numerosi premi ricordiamo il World Fantasy Award (2006), il Franz Kafka Prize (2006) e il Jerusalem Prize (2009). Lo scrittore giapponese è stato indicato come uno dei favoriti all'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura.
Fonte: ibs.it

“… Cammino lungo la riva della coscienza, dove le onde si muovono in un flusso e riflusso continuo. Quando arrivano, lasciano dietro di sè delle scritte che subito l’ondata successiva cancella.
Cerco di leggerle in fretta, nel breve intervallo fra un’onda e l’altra.
Ma non è facile.
Prima che faccia in tempo a leggere, arriva una nuova onda a cancellare tutto.
Nella coscienza rimangono solo indecifrabili frammenti di parole… ”

martedì 25 ottobre 2016

Recensione "Il libro dei ricordi perduti" di Louise Walters

Il libro dei ricordi perduti
Louise Walters


Genere: 
Romanzo  
Formato: 
Brossura  
Pagine: 298

Editore: Corbaccio

Giudizio sintetico



Roberta ama i libri ed è tanto affascinata da essi da lavorare in una libreria la “Old and New” che custodisce libri usati e nuovi.
Ripone con cura i tomi negli scaffali conservando, di quelli usati, qualsiasi tesoro trovi al loro interno, vecchie fotografia lettere, cartoline e dediche.
Un giorno Roberta riceve dal padre dei vecchi libri appartenuti alla ormai anziana nonna ricoverata in una casa di riposo, conservati un una curiosa valigia.
All’interno di uno di essi trova una lettera del nonno che aprirà scenari sulla sua famiglia e sulla storia della nonna Dorothea che cambieranno la storia della famiglia in modo radicale.


Recensione:
Ci sono tante cose che amo, da sognatrice non potrei elencarle tutte senza scrivere io stessa un libro, ma tra tutte queste cose ce ne sono due che per me sono indispensabili: i libri e i vecchi ricordi di famiglia.
Lettere spedite, foto che ritraggono le persone a cui voglio bene o che hanno riempito i ricordi di una famiglia da generazioni, e proprio come Roberta conservo tutto gelosamente.
Roberta però fa una scoperta curiosa e a tratti inquietante.
Una lettera del nonno paterno, datata 1941, un anno dopo la sua presunta morte in guerra impegnato come aviatore polacco a servizio della RAF.
A seguito di questa scoperta, il romanzo si divide tra un presente dove la quotidianità di Roberta si interseca alla curiosità e alla voglia di chiedere senza ferire (il padre malato e la nonna ormai anziana) per scoprire la verità che si cela dietro le parole di quella lettera, e il passato dove viene raccontata la vita imprevedibile e sconosciuta ai molti della nonna Dorothea che vive gli anni della Seconda Guerra Mondiale tra sofferenze, abusi, difficoltà e una storia d’amore “sbagliata”, nata per caso, ma che da la forza per affrontare il presente.
Tutto il libro è un intreccio di storie, di desideri di riscatto e follie, decisioni più o meno condivisibili che perdono o prendono valore a seconda dell’epoca, di personaggi che si rincorrono non sempre trovandosi e di curiosi stravolgimenti che si intrecciano come rami in un albero genealogico che viene stravolto e ricucito.
E’ un romanzo semplice ma molto coinvolgente che si fa fatica a lasciare perché la curiosità è tale da rendere il distacco difficile.
Ho letto questo libro in due giorni e non sarebbe potuto accadere diversamente.
Tanto quanto Roberta volevo sapere, conoscere e scoprire le dinamiche di una storia che si chiariscono soltanto alla fine.
Immagini chiare, personaggi nitidi e un finale per niente scontato, narrato per poche pagine finali, dalla stessa Dorothea che ha tessuto le maglie intricate di una storia difficile ma affascinante.
Perchè solo tre stelle?
Perché alla fine lascia un po’ con la bocca asciutta.
La storia, per quanto raccontata bene e che si fa leggere davvero piacevolmente, non ha robustezza, non ha una conclusione al pari delle pagine che la precedono.
Alla fine del libro non senti, come spesso accade, la nostalgia dei personaggi ma, anzi, ti viene solo da dire “tutto qui?!”.
Quindi, un’ottima compagnia per un paio di giorni, ma abbastanza deludente.


Louise Walters è nata nell’Oxfordshire nel 1967, si è laureata all’Open University nel 2010, e vive nel Northamptonshire con il marito e i cinque figli. Autrice di poesie, «Il libro dei ricordi perduti» è il suo primo romanzo che ha subito suscitato l’entusiasmo degli editori di tutto il mondo. Oltre che in Italia, «Il libro dei ricordi perduti» verrà pubblicato in Germania, Paesi Bassi, Serbia, Svezia, Francia, Polonia e Stati Uniti.
Fonte: corbaccio.it



«Non devi dirmi nulla che non vuoi dirmi, babunia», dico, tentando la sorte, aprendo uno spiraglio, invitandola a confidarsi con me. «Ma sono qui e ti ascolto, se vuoi.»

domenica 23 ottobre 2016

A....come Austen! Recensione di "Orgoglio e Pregiudizio"

 
Orgoglio e Pregiudizio

Jane Austen

Formato: Brossura
Genere: Romanzo
Editore: Newton Compton editori           
Pagine: 251


Giudizio sintetico





Elisabeth Bennet è la seconda di 5 sorelle.
La madre ha un solo obiettivo, quello di riuscire a far accasare le figlie il prima possibile, in quanto, non avendo eredi maschi, l'usufrutto della casa è a rischio. 
Quando Mr Bingley si trasferisce a Netherfield insieme alla sorella e a Mr. Darcy, Mrs. Bennet tenterà in tutti i modi di far sbocciare l'amore del ricco scapolo per una delle figlie. 


Recensione:
Quando il successo di un libro si protrae nel tempo, si parla di "long seller".
Pubblicato da Jane Austen il 28 Gennaio 1813 e ancora così amato e apprezzato dopo più di 200 anni, direi che si merita tutta la luce del firmamento dei romanzi entrati di diritto nella storia della letteratura mondiale.
Questo libro, che mi è stato regalato, è stata per me la chiave per aprirmi un mondo fin'ora sconosciuto: quello dei classici.
Credevo che un libro scritto così nel passato potesse rivelarsi lento e noioso. 
Era un timore che ritenevo potesse essere più che fondato; mi faceva una vera e propria paura. 
Ho pensato: "Ecco, uno di quei libri che finirò in tantissimo tempo"; ma non mi sono mai sbagliata così tanto!
“Orgoglio e pregiudizio” non solo è attuale, frizzante, fresco e scorrevole, ma è un esempio di come il tempo possa essere annullato quando una storia e i personaggi che ne fanno parte, sanno entrare e far breccia anche nel cuore meno predisposto a romanticherie esagerate.
I personaggi sono descritti in modo superbo.
I protagonisti che fanno sognare dalla prima all'ultima pagina, Elizabeth e Mr Darcy, sono presentati e descritti così bene che le diversità caratteriali e le azioni che si sviluppano per l'interno romanzo, si apprezzano sempre, anche quando sembrano difficili da condividere. 
Non di meno vengono descritti in modo unico ed esemplare tutti i personaggi che si incontrano e intorno a cui la storia si sviluppa.
La famiglia Bennet, con il padre flemmatico e la mamma civetta, le sorelle Jane, la romantica, Mary la studiosa e Lydia e Kitty civette ed imbarazzanti.
I Bingley, dove Charles è il galantuomo dai modi gentili che farà breccia nel cuore di Jane, a cui si affiancano le sorelle perfide e doppiogiochiste.
Il cugino Collins, ridicolo e senza carattere alla ricerca della futura moglie. E tanti tanti tanti altri...
Ma due su tutti...i protagonisti:  Elizabeth, che non ha ancora compiuto 21 anni, è la seconda di cinque figlie dei signori Bennet ma, per quanto giovane, la sua personalità è un mix perfetto di sensibilità, maturità e razionalità.
Elizabeth si diverte a cercare di comprendere le diverse peculiarità del carattere delle persone, e attraverso questo gioco con se stessa imparerà prima a disprezzare e poi ad amare il carattere cinico e burbero di MrDarcy. Questa sarà una storia sudata, piena di imprevisti, complicazioni e malintesi. 
Si vedono contrapposte l'altezzosità dei borghesi da  una parte,  e la semplicità, a volte sciatta, dei familiari della protagonista, dall'altra.
L'ambientazione, i cambi di scenario, le descrizioni della vita dell'epoca e del modo di vivere, rendono ancor più bella una storia già ricca e meravigliosa.

Nel complesso questo romanzo è entrato nella lista dei miei preferiti (che, ovviamente, è ricca), ma ha anche il merito di avermi incuriosita nei confronti dei romanzi classici e degli autori che fanno parte di questo universo letterario.
Il fatto che sia al 32° posto della classifica dei libri più richiesti nelle biblioteche di tutto il mondo fa riflettere su quanto sia davvero attuale e piacevole leggere questo romanzo.
Ora uno dei propositi per i prossimi mesi è sicuramente quello di confrontarmi ancora con qualche opera della Austen, per potermi ritrovare nuovamente tra pagine nelle quali  si alternano luci e ombre che si aprono, poi,  un varco nella luce piacevole del lieto fine.



Jane Austen
Scrittrice inglese. Compì la sua educazione quasi interamente in casa, sotto la guida del padre ecclesiastico.
Nel 1801 si trasferì con la famiglia a Bath; nel 1805, dopo la morte del padre, a Southampton; poi, nel 1809, a Chawton, Hampshire, dove scrisse quasi tutti i suoi romanzi.
Profondamente attaccata alla famiglia, in particolare alla sorella Cassandra, la Austen non si sposò mai e trascorse un’esistenza raccolta e casalinga, interrotta solo da brevi visite a Londra e ai luoghi di villeggiatura sulla costa meridionale inglese.
Il suo primo romanzo completo a noi pervenuto è L’abbazia di Northanger (Northanger abbey), pubblicato solo nel 1818.
Il romanzo è centrato sul tema della maturazione di una giovane ingenuamente romantica, convinta, all’inizio, che la vita sia fatta a somiglianza dei romanzi «gotici» della Radcliffe (dei quali il libro costituisce la garbata parodia) e che alla fine arriva a comprendere, realisticamente, la realtà quotidiana.
Lo stesso tema (la maturazione di un’anima romantica attraverso l’esperienza) è al centro di Ragione e sentimento (Sense and sensibility, 1811), iniziato nel 1797 col titolo di Elinor and Marianne, e ritorna in Orgoglio e pregiudizio (Pride and prejudice, 1813), rifacimento del giovanile e non pubblicato Prime impressioni (First impressions, iniziato nel 1796).
Anche in Mansfield Park (1814), romanzo di complessa struttura narrativa e di ammirevole sincerità, in Emma (1816), considerato uno dei suoi capolavori, e inPersuasione (Persuasion), che fu pubblicato postumo insieme a Northanger Abbey ed è forse la sua opera più ricca e sottile, l’autrice compie un’analisi dei rapporti tra valori personali e valori sociali e della validità delle emozioni come guida del comportamento.
Il mondo descritto non si estende mai al di là dei limiti della vita e degli ambienti da lei direttamente conosciuti; ma il suo fine tocco ironico, la sua prosa elegante e fredda, la sottigliezza con cui analizza e descrive il conflitto tra esigenze psicologiche e morali di varia natura conferiscono a questa narrativa una non comune complessità e collocano la Austen tra i più grandi nomi del romanzo inglese.
Parzialmente tratto da: Enciclopedia della letteratura, Garzanti 2007
Fonte Ibs.it

"Ho lottato invano. Non c'è rimedio.
Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti.
Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami."
           

sabato 22 ottobre 2016

Letteratura Scandinava...gialli e thriller da scoprire ed amare!

Buongiorno Libranti!

Stamattina mi sono svegliata con una voglia matta di leggere un thriller ambientato in nord Europa!
In mancanza di titoli in libreria da poter aggredire all'istante ho pensato di parlarvi di quegli autori che sono maestri del genere!
Ormai patria di thriller e gialli di successo, la Scandinavia è regina senza pretendenti al trono di storie misteriose, noir, atmosfere e ambientazioni uniche!

In Danimarca, per esempio, il primo forse ad aprire le porte a questo successo è stato  Peter Høeg con "Il Senso di Smilla per la Neve", romanzo del 1992, di un'indagine personale per smentire ipotesi sulla morte di un bambino!
Da questo romanzo è stato tratto un film omonimo uscito nel 1997.

Tutti invece conoscono per la fama degli ultimi anni l'autore prematuramente scomparso per un attacco cardiaco nel 2004 Stieg Larsson padre della trilogia "Millennium", grazie anche a film e serie tv di successo!
In realtà Stieg Larsson in vita sua si è sempre occupato più di giornalismo che non di scrittura, ma poco prima della prematura morte affidò  a una casa editrice svedese tre romanzi già ultimati che dovevano rappresentare l'inizio di una lunga saga di dieci libri.
 La morte dell’autore non permise di ultimare il progetto, ma il successo e le vendite, che  decollarono in Svezia e in tutta Europa lo consacrarono nel 2008, anno dell’uscita italiana del secondo capitolo della saga, "La ragazza che giocava con il fuoco" il secondo scrittore più venduto del mondo dopo Khaled Hosseini.
Un altro giornalista convertito alla scrittura è Jo Nesbø, classe 1960, autore norvegese famoso soprattutto per Il suo primo romanzo giallo, "Flaggermusmannen", che ha riscosso così tanto successo in patria da far vincere il Glass Key Award per il miglior romanzo giallo norvegese nel 1998.
Il filone di gialli e thriller nordici è anche costellato da numerose figure femminili tra le quali non posso non iniziare con la mia preferita, conosciuta per caso grazie a mio cugino che mi ha dato modo di scoprire in questo tipo di letteratura, ambientazioni e personaggi unici!
Sto parlando di Liza Marklund, una regina in patria ma molto famosa in tutto il mondo se pensate che vanta negli Stati Uniti, un romanzo scritto a quattro mani con James Patterson. La protagonista dei suoi romanzi è Annika Bengzton, una giornalista che vive  in prima persona le indagini di casi che avrebbe dovuto solo raccontare. 
L'esordio della Marklund è datato 1999 con "Delitto a Stoccolma", tradotto in Italia nel 2001 da Mondadori e dieci anni dopo da Marsilio, seguiti da altri nove volumi, quasi tutti tradotti in italiano.
Famosissima in Italia è Camilla Lackberg, sempre in cima alla top ten dei libri più venduti, nel momento in cui esce un suo libro con la protagonista Ericka Falck. Anche lei, non è un commissario della polizia svedese e neppure un investigatore privato, ma una scrittrice. Nel 2003 ha pubblicato "La principessa di ghiaccio", da noi arrivato solo nel 2010, a cui sono seguiti,  "Il predicatore", "Lo scalpellino" e via via altri titoli.
In ultimo, ma solo per citazione, Lars Kepler, autore de L’ipnotista, pubblicato in patria nel 2009 e nel 2010 in Italia da Longanesi dandoci l'opportunità di conoscere  la detective Joona Linna.
La curiosità su Kepler rispetto agli altri importanti autori di cui abbiamo parlato finora è...rullo di tamburi, che Kepler in realtà non esiste!! Eh si, perchè in realtà si tratta di un nome d’arte. Dietro questo nome si nascondono due scrittori, Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho, che nel 2009 si cimentarono in questa particolare metodologia editoriale sul filone aperto da altri autori della categoria.
Altri due autori che ho apprezzato molto sono Hjorth e Rosenfeldt .Michael Hjorth è uno dei fondatori e proprietari della società di produzione Tre Vänner, specializzata in film per il grande e il piccolo schermo.
Hans Rosenfeldt è drammaturgo, attore e anchorman televisivo. Hanno scritto a quattro mani il romanzo Oscuri segreti, pubblicato da Einaudi  e “Il discepolo” dove il protagonista sempre Sebastian Bergman, un personaggio rude, a tratti antipatico ma che ha un posticino nel mio cuore letterario.
La lista sarebbe davvero lunga perchè gli autori scandinavi che meriterebbero di essere citati sono tanti e tutti di gran talento. Io ho provato ad elencarne alcuni, forse quelli che più di tutti sono rimasti nel mio cuore! Rimando a voi la possibilità di aggiungerne o consigliarne altri per poter continuare a viaggiare con la mente in quei territori lontani, affascinanti e pieni di bellezze da scoprire!
Buon fine settimana...
Chiara




giovedì 20 ottobre 2016

Recensione "Colazione da Tiffany" di Truman Capote


Colazione da Tiffany
Truman Capote

Formato: Brossura
Editore: Garzanti           

Pagine: 128

Giudizio sintetico:


Holly Golightly, attrice mancata, è un personaggio poetico dalla personalità variegata e complessa.
La sua vita è una ricerca infinita di “un posto nel mondo” tra frequentazioni discutibili, “paturnie” raffinate, mondanità ed eccessi che marcano l’apparente superficialità.
L’incontro con il vicino di casa saprà mettere in luce la vera Holly in un lungo ricordo vissuto con nostalgia.


Recensione:
Chi non ha visto il film “Colazione da Tiffany” e non si è innamorato degli occhioni azzurri di George Peppard e di Audrey Hepburn, del suo tubino nero di Givenchy, della collana di perle multifili e del suo stile newyorkese?
Eppure, per Truman Capote (e per chi ha letto prima il libro e poi visto il film), la scontata trasposizione di Holly dal libro al cinema poteva ricadere solo su Marilyn Monroe. 
Così non è stato, e il resto è leggenda.
Ma oltre a questa “piccola” differenza, l’intera narrazione diverge per molte cose dalla versione cinematografica, tanto che si può tranquillamente parlare di una storia a sé, di due personaggi simili, di luoghi e intrecci somiglianti ma opposti nella corteccia più profonda.
Da una parte, il misterioso narratore senza nome che in un lungo flashback rivive, grazie ad una fotografia, l’incontro, le avventure vissute e il rapporto controverso con la bella ma discutibile Holly Golightly. 
Dall’altra, Holly che vive in un mondo a se stante, un’ ”Alice nel paese delle Meraviglie” che, senza bianconiglio ma con solo un gatto randagio senza nome, vive ogni giorno saltando tra uomini facoltosi, feste  mondane e ricerca senza fine e limiti di lusso e piacere.
Grazie al misterioso narratore senza nome, la vera Holly viene a galla con tutte le insicurezze, i dolori passati e una vita alle spalle da cui è fuggita.
Holly è alla ricerca del suo posto nel mondo e di quella sensazione di serenità che sfiora ma della quale non riesce ad appropriarsi se non davanti alla gioielleria Tiffany sulla 5th Avenue con una bevanda calda e una brioche.
Grazie a questo amore intenso riuscirà Holly a distogliere l’attenzione dall’egoismo, dalla superficialità che le sono costate troppo nella vita?
…Se avete visto il film non pensate certo di avere la risposta in tasca…
Un libro che mi ha stupito per la diversità netta dal film, ma che si rivela estremamente semplice, piacevole e compagno perfetto per un pomeriggio sognante e malinconico.

L'autore!

Truman Capote

Scrittore statunitense. È una delle voci più originali della letteratura americana del Novecento. 
Dopo il felice esordio con il romanzo Altre voci, altre stanze (1948), furono pubblicati L’arpa d’erba (1951) e Si sentono le muse (1956). 
I due romanzi più famosi sono Colazione da Tiffany (1958) e A sangue freddo (1966), considerato il suo capolavoro e Capote lo definì non-fiction novel, cioè romanzo-verità. Da ciascuno di questi due romanzi sono stati tratti dei film; quello di maggiore successo èColazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards, con Audrey Hepburn. 
L’ultimo romanzo, rimasto incompiuto, è Preghiere esaudite che avrebbe dovuto essere un affresco del mondo scintillante e glamour dell’alta società statunitense. I primi capitoli furono pubblicati sulla rivista “Esquire” nel 1975, ma furono accolti molto freddamente. Capote non si riprese dalla stroncatura ed entrò in una spirale di droga e alcol che lo condusse alla morte. 
Oltre che nella narrativa, Capote si cimentò anche nel saggio (Musica per camaleonti, 1980) e nella sceneggiatura cinematografica (Il tesoro dell'Africa, 1954, diretto da John Huston).
Fonte Ibs.it




E, a un tratto, accadde. Mentre guardavo i colori sfumati dei capelli di Holly balenare nella luce rosso-gialla delle foglie, l’amai abbastanza da dimenticare me stesso, le mie disperazioni egoistiche e da essere contento perché stava per succedere qualcosa che lei pensava felice.”